“…La scuola del terzo millennio può dirsi una palestra di educazione alla cittadinanza? I giovani di oggi vedono nella scuola un luogo nel quale possono maturare la cultura dell’ essere cittadini attivi, costruire una esperienza di valori come la solidarietà, l’amicizia, il rispetto dell’altro, la pace, la tolleranza? Ma cosa significa veramente essere cittadini? Si è cittadini quando si adempiono i propri doveri, si partecipa alla vita pubblica, si conosce la legislazione del proprio paese o invece quando si esprime il senso di appartenenza a una collettività? I comportamenti civici attengono più alla sfera privata o a quella pubblica?(…) …nella scuola si può educare ad una cittadinanza attiva e solidale non solo attraverso progetti specifici capaci di interagire con il territorio e le realtà di volontariato, ma anche attraverso i contenuti culturali delle varie discipline oggetto di insegnamento, che devono far cogliere le varie facce della cittadinanza.
La cittadinanza è un valore etico che lo studente deve anzitutto cogliere, metabolizzare, pensare, apprezzare nella sua valenza culturale; i docenti hanno nella loro programmazione didattica tante possibilità per formare gli studenti ai valori dell’impegno sociale, del dono, della gratuità e della condivisione nei confronti delle fasce più emarginate e più deboli della società coniugandoli con comportamenti ed atteggiamenti di impegno personale. L’IRC diventa veramente una palestra di cittadinanza quando mette i giovani nelle condizioni di “sapere comprendere” l’importanza della cittadinanza come fatto etico, di “sapere essere” uomini solidali”, e di “saper fare” gesti concreti di cittadinanza attiva e di solidarietà verso l’altro….”
(Dall’Introduzione di Domenico Pisana)